Dopo il viaggio a Londra e l’innamoramento per Ellsworth Kelly (di cui parlo nel post precedente), non vedevo l’ora di entrare nella casa che avevo appena acquistato e dare il via ai lavori. Ho scelto un appartamento costruito a Torino negli anni Cinquanta durante il boom della Fiat, dove oggi i pavimenti sono ancora le graniglie di allora, le stesse che ricordo lucidare da mia nonna ogni sabato mattina (rituale che confesso di compiere con meno frequenza).
Le pareti del bagno sono diventate nere (ci ho dedicato la head image di questo blog tanto mi piacciono), in sala da pranzo e corridoio Ellsworth Kelly come se non ci fosse un domani (tutto su fondo grigio di diverse tonalità), mentre il delizioso cucinino con mattonelle bianche e vascone in ceramica, sempre Fifties, si è aggiudicato un lavagna color antracite (il “cerchio dark” andava pur chiuso – il bagno è di fronte alla porta di ingresso, il cucinino in fondo vicino alla veranda).
Mancava la camera da letto. Avevo iniziato a rimuovere dalle pareti una pesantissima tappezzeria anni Ottanta un caldissimo, umidissimo giorno di agosto. Sotto ci avevo trovato, in ordine stratigrafico e separati l’un l’altro da una quantità di colla che li avrebbe voluti insieme per sempre, gli anni Settanta e Sessanta. Ero stanca e sudata. E non ero ancora andata in vacanza (al mare).
Così a settembre sono partita per il Cilento. Ero innamorata e felice, e andavo a raggiungere il mio (mettiamo agli atti il prefisso ex) fidanzato. Il lieto fine di questa storia è la grande parete dietro al mio letto, quella nell’immagine che apre il post. Al ritorno da quel viaggio sapevo con quale sensazione avrei voluto addormentarmi la notte e svegliarmi il mattino. L’amore per le geometrie composte è entrato anche in camera; i colori sono quelli della sabbia calda, taumaturgica amica della mia cervicale stressata, e di un mare in cui il mio corpo leggero non aveva mai nuotato prima di allora. Il bianco è lo spazio su cui scrivere qualcosa di nuovo, e di bianco c’è sempre bisogno.
P.S: Questo è l’ultimo post dedicato alla mia casa, forse.